Fausto Gullo

Fausto Gullo il ministro dei contadini

Fausto Gullo nasce a Catanzaro, dove il padre, ingegnere, si era trasferito per ragioni di lavoro, il 1887. Ma ben presto, divenuto orfano, si trasferì a Cosenza, non mancando, però, di trascorrere lunghi periodi dell’anno nel paese d’origine della sua famiglia, Macchia di Spezzano piccolo. È qui che conobbe il terribile stato di miseria e soggezione in cui vivevano i contadini, per i cui diritti si batterà per tutta la vita.

Laureatosi a Napoli il 1909 tornò a Cosenza dove prese ad esercitare la professione forense.

Nel 1914, avendo aderito ormai da dieci anni al partito socialista, fu candidato al Consiglio provinciale per il mandamento di Spezzano Grande e, del tutto inaspettatamente, sconfisse il suo avversario, forte esponente del partito liberale. La pre-Sila, infatti, andava già assumendo quel ruolo, che tutt’ora conserva, di roccaforte della sinistra calabrese.

Gli anni che seguirono furono, per Fausto Gullo, assai duri: era, infatti, costantemente controllato dalla polizia (nel ’20 venne anche schedato) ed in forte dissenso con la linea politica, nella sua opinione troppo moderata, del partito socialista. Contrario alla guerra – era convinto che sarebbero stati i proletari a pagarne il prezzo più duro – fu, tuttavia, costretto a prendervi parte.

Nel 1920, espulso dal partito socialista, si presentò alle nuove elezioni amministrative da indipendente, conseguendo un brillantissimo successo personale. In questi anni aveva anche cominciato un’intensa attività giornalistica che, fatta salva la parentesi del Ventennio, non interruppe mai, collaborando, nella sua lunga vita, con moltissime testate e fondandone anche qualcuna.

Nel 1921 si schierò senza indugi al neonato partito comunista. Cominciò, allora, un grande campagna propagandistica per il nuovo partito, per il quale fu candidato, lo stesso anno, alle elezioni politiche. Com’era prevedibile i comunisti non elessero nessuno, ma egli, comunque, ottenne un alto numero di preferenze. Convintissimo sostenitore della lotta di classe e della necessità che i contadini sostenessero il partito per essere da questo guidati nell’impari battaglia contro i padroni, aderì alla corrente di Bordiga, rischiando, sempre per le sue posizioni di estrema sinistra, di essere espulso dal partito.

Nel 1924, nonostante l’antidemocratica legge elettorale voluta dai Fascisti, venne eletto deputato, essendo così il primo parlamentare comunista della Calabria. Ma la sua elezione fu, assai presto, invalidata dalla Camera fascista con un imbroglio.

Iniziava il Ventennio che Gullo, senza mai piegarsi, visse diviso tra persecuzioni di vario genere, estenuanti perquisizioni, diversi arresti e tre anni di confino a Nuoro. Ma alla caduta del regime, la fitta rete di contatti che segretamente aveva sempre tenuto viva con tanti compagni calabresi e non, venne a galla ed in lui si riconobbe subito un leader di statura nazionale del risorto partito dei lavoratori.

Nel settembre del 1943 la folla di Cosenza lo acclamò prefetto, ma gli Americani si opposero a tale nomina.

Nel 1944, al contrario, fu membro, unico comunista insieme a Togliatti, del primo governo a cui parteciparono i partiti, ossia il secondo presieduto da Badoglio. In quell’esecutivo e nei tre successivi resse il ministero dell’agricoltura e, nonostante la difficile situazione e l’opposizione di Croce, riuscì ad emanare i sei storici decreti che gli valsero l’appello di Ministro dei contadini. Latori di significative concessioni ai lavoratori della terra, tra cui la possibilità di occupare le terre incolte, tali atti furono giudicati da due grandi storici, il Ragionieri ed il Ginsborg, il più significativo contributo delle Sinistre al governo del Paese.

Divenuto, col primo governo De Gasperi, il ministero dell’agricoltura feudo esclusivo della DC, passo a quello di grazia e giustizia.

Malgrado vi rimase poco tempo, riuscì a varare una importante riforma: la reintroduzione delle giurie popolari nei processi di Corte d’Assise.

Nel 1947, estromesse le sinistre dall’esecutivo, si concluse la sua attività di governo.

Durante parte di essa, Gullo tenne un diario che, di recente pubblicato da questa Associazione, è di grande interesse storico.

Nel 1946, inoltre, con un’elezione plebiscitaria, risultò eletto all’Assemblea costituente (che deve a lui tale denominazione). Fece parte, quando non fu più ministro, sia della Commissione dei Settantacinque sia del Comitato dei Diciotto, che ebbero il compito di redigere il testo definitivo della Costituzione. In seno all’Assemblea, inoltre, molto si è battuto per alcune importanti questioni, tra cui quella della parità dei figli naturali e di quelli legittimi e quella del divorzio. Entrambe saranno affrontate dal Parlamento solo trent’anni più tardi.

Dopo la sconfitta delle Sinistre nel 1948, divenne vice di Togliatti al vertice del gruppo parlamentare comunista alla Camera e poi fu, per circa un quindicennio, vicepresidente, sempre a Montecitorio, della Commissione Affari costituzionali.

Le sue battaglie politiche – combattute anche dalle colonne di numerosissimi giornali, tra cui l’Unità, per la quale spesso firmò il fondo – continuarono, anche in questi anni, ad essere finalizzate alla tutela degli interessi dei lavoratori o della democrazia.

Nel 1953, nonostante la preponderante forza della DC, risultò, in Calabria, il primo eletto.

Il 1968, la nuova dirigenza del partito, per colpirlo in quanto ancora una volta assestato su posizioni di estrema sinistra, decise di non candidarlo più capolista in Calabria, anteponendogli il segretario Longo.

Ligio alla ferrea disciplina di partito non protestò ed ottenne, comunque, un’ottima votazione in tutta la Calabria.

Nel 1972, all’età di 85 anni, si ritirò definitivamente dall’attività parlamentare, ma non dalla vita politica. La sua ultima grande battaglia fu il referendum sul divorzio, per il quale, da presidente della L.i.d., molto si impegnò. Marco Pennella, avuti i risultati della consultazione referendaria, nel comunicare ad una folla oceanica riunita a piazza Navona la vittoria, ringraziò l’anziano leader che, neanche tre mesi più tardi, morirà nella sua Macchia, circondato dall’affetto dei suoi contadini, per i quali incarnava, ormai da 60 anni, il volto del riscatto.

I suoi scritti, tra i quali si segnala, per il grande interesse storico, il citato diario tenuto negli anni di governo, sono disseminati in un numero enorme di pubblicazioni: tuttavia ne esiste una raccolta, edita da questa Associazione e presso i suoi recapiti reperibile, che ne raccoglie una buona parte. FAUSTO GULLO, SCRITTI EDITI ED INEDITI. La Camera dei deputati, inoltre, ha pubblicato, in tre volumi, i suoi Discorsi parlamentari.